I corrispondenti di guerra italiani al fronte russo


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Cronologia minutaggio della videoconferenza

Videoconferenza n. 27 / 24 marzo 2023

ABSTRACT

La relazione affronta il tema dei corrispondenti di guerra italiani al seguito prima del Corpo di spedizione
italiano in Russia (Csir) e poi dell’Armata italiana in Russia (Armir): come operano, che genere di informazione fanno, qual è il loro contributo alla propaganda. Come tutti gli inviati italiani nella Seconda guerra mondiale, i corrispondenti sono «mobilitati», cioè richiamati alle armi, secondo un modello che il regime sperimenta per la prima volta. Essi dipendono però, oltre che dalle gerarchie militari, anche da quella politica e da quella aziendale. Questa confusione si manifesta sia negli ordini e nei divieti a cui sono sottoposti sia nella censura dei loro articoli. Un esempio di confusione nel controllo degli inviati si ha con l’istituzione del «Nucleo corrispondenti» da aggregare al Csir, che si trattiene di sua iniziativa a Budapest e trasmette servizi di fantasia. Per farlo muovere, il ministero della Cultura popolare deve intervenire con la forza.
Anche peggio va l’anno seguente con il nuovo «Nucleo corrispondenti» dell’Armir, bloccato per settimane
nelle retrovie, ma dagli stessi comandi militari. Sono un esempio di confusione – tanto nel controllo quanto nelle censure – gli articoli sollecitati dal Ministero per la Cultura popolare per riabilitare la divisione Sforzesca dopo il suo cedimento (agosto 1942), ma fermati dal Comando dell’Armir. Altro esempio di censure in contrasto tra loro è la gestione della notizia più difficile da presentare al pubblico: la battaglia del Don, con la rotta e la successiva ritirata. Gli articoli di Gianni Calvi, unico presente alla ritirata degli alpini (che segue con la divisione Tridentina), compaiono a puntate su «Il Popolo d’Italia»: non subito, però, ma solo dalla fine dell’aprile 1943.
Le corrispondenze più notevoli sulla battaglia del Don sono quelle di Cesco Tomaselli del «Corriere della
sera». Sia negli articoli (gennaio 1943) sia nel libro che li raccoglie (autunno 1943), Tomaselli prova ad offrire un quadro d’insieme. La sua analisi coincide in buona parte con quella di tanta pubblicistica e storiografia successive: se nel dopoguerra molti non si discosteranno dalla sua lezione, è perché la storia della campagna di Russia continuerà ad essere un terreno insidioso, tra strumentalizzazioni politiche, omissioni e miti. I corrispondenti in Russia giocano un ruolo chiave nella propaganda fascista, dall’invasione fino alla disfatta. Il ministro per la Cultura popolare, Alessandro Pavolini, elenca esplicitamente quali sono i tasti su cui la stampa deve battere: tutte queste indicazioni tornano negli articoli degli inviati al fronte

CURRICULUM VITAE

Fabio Fattore (Forlì, 1968) lavora presso «Il Messaggero» dal 1990, di cui è attualmente redattore ordinario nella sede di Viterbo.

Dal 2001 al 2016 ha curato la pagina quotidiana di cultura e spettacoli dell’edizione pesarese. Fra il 2008 e il 2012 ha recensito saggistica per l’edizione on line del quotidiano e per le pagine nazionali della cultura.

Fra i suoi lavori monografici sul giornalismo in epoca fascista si annoverano Dai nostri inviati a Giarabub (Mursia, Milano 2006), Gli inviati di Mussolini. I corrispondenti di guerra 1940-1943 (Mursia, Milano 2018) e Dai nostri inviati al fronte. Cent’anni di cronache dall’Africa orientale tra Adua e le ultime guerre (Sugarco, Milano 2022).

Ha pubblicato diversi articoli di tema analogo sulla rivista «Nuova storia contemporanea»: Curzio Malaparte corrispondente di guerra (2010, n. 3); I corrispondenti di guerra italiani e la campagna di Russia (2011, n. 4); I giornalisti italiani sul fronte libico. Carlo Scorza e il «Nucleo corrispondenti di guerra» in Africa settentrionale (2012, n. 4); Paolo Monelli e i corrispondenti italiani al fronte di El Alamein (2013, n.1); Indro Montanelli in Grecia: cronache e propaganda. Il nucleo corrispondenti di guerra sul fronte greco-albanese (2013, n. 2); I corrispondenti di guerra e la battaglia d’Inghilterra. L’Ufficio stampa e propaganda del Corpo aereo italiano (2013, n. 6); I corrispondenti aeronautici nella seconda guerra mondiale (2014, n.4).

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Cronologia minutaggio della videoconferenza



  • 00:00 – Raffaello Pannacci presenta il relatore Fabio Fattore e la sua videoconferenza, intitolata I corrispondenti di guerra italiani al fronte russo (1941-1943).
  • 02:24 – Fabio Fattore prende la parola, ringrazia per l’invito, introduce il tema della conferenza e illustra brevemente la stampa sotto il regime fascista nel periodo della guerra.
  • 09:03 – Le caratteristiche della figura del corrispondente di guerra: soldato mobilitato diviso fra testate giornalistiche, Forze armate e Ministero per la Cultura popolare.
  • 17:53 – Le molteplici censure di guerra.
  • 23:35 – I conflitti di competenze nella gestione delle corrispondenze dal fronte russo e il caso degli articoli scritti a Budapest.
  • 32:35 – Il Nucleo corrispondenti di guerra al seguito dell’Armata italiana in Russia.
  • 39:00 – L’episodio della divisione Sforzesca nella stampa di regime (estate-autunno 1942).
  • 43:05 – Le caratteristiche delle corrispondenze di guerra durante la «seconda battaglia difensiva del Don».
  • 47:35 – Le corrispondenze di Gianni Calvi e di Cesco Tomaselli durante la fase finale della campagna di Russia.
  • 59:00 – Fabio Fattore termina la propria relazione, Riccardo Bulgarelli ringrazia il relatore e passa la parola a Raffaello Pannacci per la gestione delle domande da parte del pubblico:

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